Una cosa è certa oggi la sua celebrazione dal 3 al 5 febbraio costituisce un appuntamento talmente rilevante sul piano delle presenze da averne certificato lo status di grande “Affaire” o Business per la Città di Catania da sempre assetata di pretesti per alimentare una “movida” scadente mangereccia , che faccia “cassa” . Si è parlato promuovere la festa alla tutela di bene Unesco.
A nostro giudizio da “tutelare”, disturbando L’UNESCO, la festa di Sant’Agata vi è poco ,a tutti i residenti è noto cosa “gira” attorno alla celebrazione di Agata , divenuta da lungo tempo un appuntamento che tutto è , fuorché testimonianza di fede , smarrendone ogni traccia di significato intrinseco , consumato sull’altare laico di banchi e bancarelle , sostenuto da un cerimoniale liturgico così opulento da avere smarrito ogni spiritualità.
“Agata” alibi perfetto per il grande Business cittadino, uno spettacolo che coagula attorno a se membri “blasonati” di una certa “società catanese” ,una grande folla ansiosa di divertirsi dietro il folklore di cui la povera Agata è , non volendo, assurta a simbolo .
Un evento che di sacro ha solo le spoglie apparenti, che vanta il più alto numero di “devoti” che della santa non conoscono nulla (se non leggende popolari ). gli stessi che , urlando il proprio status per le strade cittadine pur non sapendo nulla della “protagonista” sanno bene come “agghindarsi” per l’occasione , sfoggiandone simboli ed abiti alla stregua di tifosi di un fan club calcistico ornati di sciarpa e maglietta.
Ed in questo laicissimo quadro ecco che il recinto della Cattedrale Catanese a Lei intitolata assume valore di “temenos” e la stessa Cattedrale di Tempio e fuori lo spazio dove fare ardere i “sacrifici” alla Dea