La ricostituzione dell’impero “Ton Romaion” dei romani (d’oriente) fu il grande sogno riuscito di Giustiniano, sebbene tra alterne fortune. L’impero di Bisanzio rimane di fatto uno dei più longevi della storia: iniziato nel 395 si concluse nel 1453 con la caduta di Costantinopoli in mano ottomana, superando i mille anni di storia.
Nel momento di Massima espansione , l’impero Giustinianeo includeva in pratica tutti i paesi che si affacciavano sul mare mediterraneo tra cui Spagna, Arabia, Siria, Egitto, Turchia, Grecia, penisola balcanica e naturalmente Italia .
Per oltre mille anni l’impero di Bisanzio, alias Costantinopoli condizionò con la sua azione, i suoi fasti ed i suoi apparati imperiali l’intera storia del suo tempo influenzando la cultura di tutti i paesi interessati su entrambe le sponde tra oriente ed occidente . Ancora oggi con il suo tributo tra storia arte, cultura, architettura e religione, è titolare di un lascito culturale imponente.
Le cronache storiche ci dicono che proprio nei pressi di Catania nel 535, il “sogno” dell’Italia Bizantina ebbe inizio. Belisario, abile generale di Giustiniano, sbarcò nei pressi della città iniziando la sua marcia di conquista dell’intero paese .
La Sicilia fu “Bizantina” per più di 4 secoli , il doppio per durata della dominazione araba. Nonostante la presenza araba l’influenza Costantinopolitana sull’isola dispiegò i suoi effetti ben oltre il suo termine storico (965 caduta di Rometta ) sopravvivendo anche oltre il periodo normanno di Sicilia e Calabria (XI-XII)
Dalle evidenze tutt’oggi rimaste si evince che Catania, sebbene città periferica dell’impero, godesse di una certa rilevanza . Complice di ciò fu sicuramente la vicinanza a Siracusa, città bizantina “plenipotenziaria”, in una Sicilia orientale vista come base avanzata nello scacchiere strategico del Mediterraneo.
Che “Catania Bizantina” abbia goduto di una sua dignità lo si deduce sia dalla resiliente presenza delle numerose architetture chiesastiche sopravvissute ai vari eventi distruttivi intercorsi, che dall’elenco di teologi e presuli dell’area Catanese protagonisti a vario titolo del cosiddetto periodo del “Papato Bizantino d’Italia”
Eppure a dispetto di quanto sopra, complice una intensa e datata opera di “distrazione di massa”, si è piuttosto insistito sulla “anima araba” di una città che di arabo non ha nulla piuttosto che sulla anima bizantina di cui al contrario ha tanto .
Il risultato una “Damnatio Memoriae” , una condanna all’oblio immeritata e ingiusta (non solo per Catania) che sembra perseguitare tutto ciò che parla a viva voce ancora oggi di questa rilevante e fascinosa pagina di storia nostra , prediligendo una versione araba (sia di Catania che di Sicilia) più frutto di operazioni di marketing culturale che di reali e concrete testimonianze materiali.
Autore Dott. Francesco Schillaci Presidente Ass CTA Sicilia /BCdiS Beni Culturali di Sicilia