Non amo il FAI ( Fondo ambiente Italiano) e sebbene ne rispetti la missione non posso non rammentare che la nota fondazione Ispirata all’omologo National Trust (National Trust for Places of Historic Interest or Natural Beauty) , quest’ultimo nato a fine del XIX in Inghilterra , costituisce l’unico caso in Europa di una organizzazione sostanzialmente privatistica che si occupa ,con profitto, dei BB.CC. beni culturali del paese Italia sia pubblici (che privati) al posto (per me) dell’unico titolare legittimo ed esclusivo , lo Stato .
Il FAI nasce nel 1975 da una eccellente (ed imprenditoriale) intuizione , colmare con una organizzazione capace , la cronica incapacità della “azienda Italia” di gestire i propri beni culturali come una risorsa . Una “miniera” di inestimabile valore costituito da quel gigantesco museo a cielo aperto, il più delle volte trascurato o abbandonato a se stesso , che è ITALIA stessa ,con il suo immenso e variegato repertorio composto da arte monumenti siti archeologici ambientali e paesaggistici.
Farlo quindi con una organizzazione che a partire dalla sua denominazione FAI Fondo Ambiente Italiano, fosse con-vincente sugli scopi e conseguentemente in grado di raggiungere risultati economici operando su diverse fonti (donazioni , attribuzioni, finanziamenti privati e pubblici , biglietti, tesseramenti , pubblicità etc)
Non stupisce quindi se dietro l’architettura giuridica di “Fondazione” pro bona causa si celi (e neanche tanto) una “macchina da guerra” fortemente orientata e specializzata nel marketing dei beni culturali, la quale in forza di una sacra missione sulla cui bontà nessuno potrebbe eccepire, fattura cifre da capogiro , quanto e più di una piccola manovra finanziaria , circa 38.000.000 di euro.
Naturalmente la “tutela” e le preoccupazioni del FAI sulla salvaguardia della “bella Italia” non cadono a pioggia sull’ecumene dei BB.CC dell’intero paese , bensì su di una accurata selezione di beni “da salvare” scelti in funzione di una attrattività tale da assicurare , una volta recuperati, una “fonte di reddito” utile per perseguire altri “salvifici” , ma mirati, obbiettivi.
Tra gli oltre 72 siti complessivi (al momento) del FAI, in Sicilia vi sono : La Kolimbetra di Agrigento , Il Giardino Pantesco di Donna Fugata Trapani, L’area Costiera a Cala Junco Lipari, L’areaCollinare sull’isola di Levanzo tutte attività a buon rendimento.
Alla mia latitante stima del FAI contribuisce una ulteriore constatazione che possiamo rendere con due semplici dati comparativi , mentre il National Trust Inglese a fronte di un fatturato anch’esso milionario redistribuisce parte del medesimo producendo lavoro benessere e stipendi per circa 14000 dipendenti e oltre 53 .000 volontari, Il FAI Italiano a fronte di circa 40.milioni di euro stipendia circa 270 persone .
Il resto , diremmo il di più della “forza lavoro” (esclusi presumiamo le competenze utilizzate per le attività di recupero di BB.CC. voci comunque soggette ad agevolazioni di vario genere ) la attinge dalla generosità di un vasto popolo eterogeneo composto da giovani , studenti ed altri, i quali in forma gratuita si “impegnano” per il FAI senza chiedere o ricevere nulla eppure con dedizione sforzi e impegno degni da “Sherpa della cultura”.
E qui si potrebbe innescare una discussione utile domandandosi , per esempio, perchè fare commentare beni culturali di valore articolati e complessi gratuitamente da ingenui sprovveduti con foglietti alla mano tentando missioni didattiche “impossibili” ?
Perchè invece non coinvolgere “, dietro equo compenso, i tanti giovani laureati e specializzati sugli ambiti di riferimento (storia arte archeologia etc etc) disponibili ? Oltretutto in tal modo si renderebbe un servizio utile di divulgazione culturale alle migliaia di persone che ogni anno popolano le famose giornate FAI in tutto il paese.
Ci fermiamo qui e tanto ci basta a convincerci che sul FAI restano quesiti aperti , certi comunque che è la “fonte” ad essere malata , ci riferiamo alla Azienda Italia naturalmente che ( a ns personale e sindacabile giudizio ) per esempio , con la rete diffusa di Sopraintendenze strutture più che adeguate (almeno sulla carta) potrebbero/dovrebbero rendere organizzazioni come FAI e/o simili , superflue.
CATANIA
ogni anno in occasione delle famose “Giornate di Primavera” rinnovo la speranza che grazie al FAI-Catania, in forza dei suoi slogan …aprire e svelare siti nuovi e inesplorati…anche io, cultore studioso e appassionato del genere, possa accodarmi alla fila per scoprire beni e monumenti oltremodo a me ed alla mia associazione inaccessibili.
Purtroppo passa il tempo e la lista delle “sorprese di primavera Catanesi” si fa sempre più striminzita , popolata soventemente da monumenti “soliti noti”, o dove le “novità” anziché inedite si rivelano disponibili e visitabili già di proprio. Dal FAI “Corazzata Potënkin” dei BB.CC. Italiani ,anche per Catania, ci attenderemmo performance di livello decisamente superiore .
Ci resta il ricordo ed il rimpianto di quei giovani e rampanti FAI boys & girls Catanesi che tempestavano sui Social e FB con “STAY TUNED” /resta collegato !!! … preannunciando visite e aperture clamorose. Oggi l’impressione è che, in linea con il trend-catanese, dove tutto è all’insegna del fugace e temporaneo anche il FAI Catania segni il passo.
A DIFESA del FAI-Catania tuttavia e doveroso segnalare (vale per qualunque istituzione cittadina che analogamente si muova in ambito culturale, inclusa Ass.Cta Sicilia ) che Catania vanta il triste primato (tra le città superiori 250.000 abitanti) di città con il più alto numero di Analfabeti ed in particolare di Analfabeti Funzionali, d’Italia . Chiunque operi in ambito culturale in questa città, si muove in …”territorio ostile”
Nota del Presidente di Cta Sicilia